L’arte in movimento di Veronica Gaido: “Così catturo il tempo e l’infinito”

(Adnkronos) –
L’artista visiva Veronica Gaido festeggia 30 anni di carriera con una mostra intima e personale nell’iconico fortino di Forte dei Marmi: la nostra intervista
 24 marzo 2025.Un viaggio tra luce, tempo e memoria. L'opera di Veronica Gaido è un continuo dialogo tra fotografia commerciale e ricerca artistica, tra realtà e astrazione. "La mia traiettoria è sempre stata guidata dalla curiosità e dal desiderio di oltrepassare i confini", racconta l'artista. Un percorso iniziato nella fotografia commerciale, che le ha insegnato disciplina e lavoro collettivo, per poi trovare una sua voce personale attraverso la sperimentazione. Un momento chiave del suo cammino è stato il 2008, quando ha sentito "l'esigenza profonda di realizzare un progetto personale". La lunga esposizione è diventata il suo linguaggio distintivo, un mezzo per "lavorare con il tempo come se fosse materia viva: non per bloccarlo, ma per lasciarlo scorrere dentro l'immagine, come un respiro. Il mio intento non è catturare un istante preciso, ma evocare una presenza, restituire l'essenza mobile delle cose”. Un approccio che le ha permesso di creare immagini sospese, come quelle della sua ultima mostra Fluire l'infinito, ospitata dal 19 aprile al 25 maggio al Fortino Leopoldo I di Forte dei Marmi.
 
Un percorso immersivo tra corpo e paesaggio
 La mostra è pensata come un viaggio visivo e sensoriale. "Vorrei che il visitatore entrasse in uno spazio dove il tempo si dilata”, spiega ancora Gaido. Il percorso espositivo si snoda su tre livelli: al piano terra il progetto Fluire l'infinito, dedicato al mare; al primo piano un'esplorazione del corpo e della sua trasformazione nel tempo; al secondo piano Through the View, un omaggio alla Versilia realizzato con droni. “L'obiettivo – continua l’artista – è invitare ogni visitatore a percepire sé stesso in relazione allo spazio circostante, a sentire la propria presenza come parte integrante di un flusso più ampio, fatto di memoria, natura e movimento. Un invito, insomma, a rallentare, respirare, e immergersi completamente nell'esperienza visiva ed emotiva della mostra”. 
Il mare come specchio dell'esistenza
 In Fluire l'infinito, Gaido esplora infatti il rapporto tra corpo, natura e tempo attraverso il mare, elemento cardine della sua poetica. "Il mare è lo specchio perfetto delle nostre contraddizioni: da un lato è immutabile, come l'orizzonte che rimane identico attraverso i secoli; dall'altro, muta di continuo sotto la spinta di venti e maree, quasi a ricordarci che nulla è per sempre". Per l'artista, osservare le onde significa contemplare "la fragilità umana e la nostra relazione complessa con la natura".  Un invito a riflettere sul tempo e sull'equilibrio tra l'essere umano e l'ambiente, oggi sempre più minacciato dall'intervento dell’uomo: “La natura continua il suo corso, indifferente ai nostri cambiamenti. Ma il rapporto tra uomo e natura, invece, si è trasformato profondamente: l'uomo ha modificato tutto, ha costruito, inventato, a volte distrutto. E quando la natura si sente minacciata, risponde con forza, con quella potenza improvvisa e imprevedibile
che ci ricorda quanto siamo piccoli. Questi paesaggi liquidi ci mostrano il contrasto tra la dimensione effimera dell'uomo – che inventa, costruisce, modifica, spesso dimenticando la propria vulnerabilità – e la dimensione universale, stabile e immutabile della natura, capace di pazienza infinita ma anche di improvvisa e violenta ribellione”. 
La fotografia come pennello dell'anima
 Il lavoro di Gaido è stato paragonato agli impressionisti per la capacità di evocare atmosfere e sensazioni più che descrivere la realtà in modo oggettivo. "Philippe Daverio scrisse che uso la macchina fotografica come gli impressionisti usavano il pennello: non per descrivere, ma per far emergere la luce che attraversa il reale". La lunga esposizione, infatti, non congela un istante, ma permette di catturare "la presenza fluida delle cose", creando immagini che sembrano respirare. Oltre a Fluire l'infinito, Gaido ha recentemente presentato al MIA PHOTOFAIR Aphrodite, un progetto del 2017 ispirato alla mitologia greca: "Si tratta di una riflessione poetica sulla femminilità, sulla bellezza e sulla fragilità dell'essere umano", racconta ancora l’artista che ha voluto mettere in dialogo il mito con l'identità contemporanea. 
Il legame con la Versilia e i progetti futuri
 Nata a Viareggio, ma profondamente legata alla Versilia, Gaido riconosce nell'atmosfera della sua terra d'origine una fonte d'ispirazione costante. "La luce, la nebbia sottile del mattino, le architetture sospese tra tradizione e decadenza: tutto questo ha influenzato il mio sguardo. Anche quando viaggio altrove, porto sempre con me quella speciale atmosfera, quel respiro della mia terra che continua a vivere nelle mie immagini”. Dopo Fluire l'infinito, l'artista continuerà la sua ricerca su memoria collettiva e identità migrante, intrecciando fotografia e testimonianza orale. "Inoltre, avrò prossimamente una mostra molto importante a Roma, di cui al momento non posso ancora svelare dettagli", anticipa con entusiasmo. "Mi piace lasciare che ogni idea prenda forma con i suoi tempi, aspettando il momento giusto per condividerla".  —immediapresswebinfo@adnkronos.com (Web Info)

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