Bimbo in affido dalla nascita, a 4 anni viene dato in adozione ad altri

(Adnkronos) – Aveva solo 30 giorni quando è stato dato in affido ponte a una famiglia ma ora, 4 anni dopo, Luca (nome di fantasia) è stato portato via da casa e dai suoi affetti per essere dato in affido pre-adottivo ad altri genitori a cui il tribunale per i minorenni di Milano lo scorso gennaio lo ha assegnato. "Li aveva incontrati solo una volta, per due ore, il giorno precedente. Il trasferimento per altro gli è stato comunicato quando era solo in una stanza con due assistenti sociali che non aveva mai visto. Una cosa folle, che in tanti anni di carriera non mi era mai capitata", racconta all'Adnkronos l'avvocato Sara Cuniberti, che assiste la coppia che ha cresciuto Luca. I due, genitori naturali di tre figli ormai maggiorenni, da dieci anni hanno deciso di accogliere bambini e ragazzi in affido-ponte. E' stato così anche per Luca, arrivato in casa loro, in Lombardia, ancora in fasce. Doveva restarci qualche mese, invece sono passati quattro anni. "Gli unici ricordi che ha, l'unica famiglia che ha incontrato, l'unica casa in cui abbia vissuto, l'unico asilo che ha frequentato e gli unici fratelli che abbia considerato tali sono lì", racconta il legale. Per questo la coppia, quando nei mesi scorsi il giudice gli ha chiesto se fosse stata disposta ad adottare il bimbo, si è resa disponibile. A gennaio però la sopresa: il tribunale per i minorenni di Milano ha dichiarato l'adottabilità di Luca, ma nei confronti di un'altra famiglia. A quel punto lo scorso 10 febbraio i due genitori affidatari hanno presentato un ricorso d'urgenza per l'adozione in casi particolari, ma usciti dalla prima udienza, il 3 marzo, "hanno trovato chiamate senza risposta dell'assistente sociale, che li avvertiva del fatto che il mattino dopo sarebbero venuti a prendere Luca per fargli conoscere l'altra coppia e che il giorno successivo lo avrebbero trasferito. Così è stato e da allora di lui non sappiamo nulla", racconta l'avvocato Cuniberti. I due genitori – sostiene il loro legale – quando hanno aperto le porte della loro casa a Luca, come con tutti gli altri minori accolti (incluso un altro bimbo, che è ancora affidato a loro), non avevano alcuna intenzione di 'sfruttare' l'istituto-ponte per renderlo permanente. "L'affido non è e non dev'essere una scorciatoia per l'adozione, ma le regole vanno rispettate da tutti, anche dal tribunale, che deve perseguire degli affidi-ponte che abbiano una durata canonica, di sei mesi-massimo un anno. Altrimenti più passa il tempo, più diventa un danno al bambino spostarlo e cambiargli famiglia", osserva Cuniberti. La speranza ora è che "il ricorso urgente per l'adozione in casi particolari venga trattato rapidamente e che il tribunale capisca di aver sbagliato, revochi il decreto di adottabilità emesso e conceda l'adozione ai miei assistiti. In modo che questa situazione si risolva in una piccola parentesi di qualche giorno fuori casa". "Allontanare Luca da chi lo ha amato e protetto sin dalla nascita significa infliggergli uno strappo gravissimo e irreparabile, un trauma oggi che potrebbe diventare una 'bomba' inesplosa nell'adulto di domani. La giustizia dovrebbe garantire il bene supremo del minore, e non metterne in pericolo la stabilità emotiva e affettiva", lamentano moglie e marito nel testo di una petizione 'Per salvare Luca' che online ha raccolto quasi 8mila firme. —cronacawebinfo@adnkronos.com (Web Info)